Mission (im)possible

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Mancano 100 giorni alla Maratona (o meglio mancavano quando ho iniziato a scrivere questo post, ora ne mancano ancora meno!). Cento giorni sono tre mesi e una manciata di giorni. Cento giorni, per me che sono stato fermo due mesi e nell’ultimo ho fatto riabilitazione, sono un pugnello…

In questi tre mesi di stop dalla corsa, però, ho continuato a coltivare il sogno, anche senza correre. Ho sfruttato le opportunità che mi ha concesso il forzato riposo. Ho letto (il nuovo libro di Fulvio certo, ma anche Murakami) , studiato, parlato, tenendo a mente l’obiettivo. Soprattutto, ho trovato un nuovo rapporto con il  mio corpo. Adesso lo ascolto meglio. Ed ho imparato quando ha bisogno di mangiare, quando di bere, quando gli serve riposo e quando invece ha bisogno di attività. Ho imparato un sacco di cose nuove, confrontandomi con le tante persone che ho incontrato sulla mia strada. E dall’infortunio ne esco rafforzato, e nemmeno di poco!

Ho passato l’estate ad allenarmi durante. Core stability, propriocettività, potenziamento delle gambe e del tronco, stretching. Sempre con la massima cautela ma anche con la  massima costanza. Tre settimane fa ho fatto la prima corsetta. Cinque chilometri sul tapis roulant. Quando ho fermato il tempo ho visto che ho corso a 7′ al km (sic!). Pensando che il mio ritmo-gara sulla maratona prima dell’infortunio era di 5’40” al km avrei dovuto prendere le scarpe e buttarle in un cassonetto. Invece ero felice. Primo perché avevo ripreso a correre e il ginocchio sembrava rispondere bene. Secondo perché quella corsa fatta ad un ritmo talmente lento che nemmeno quando ho cominciato facevo mi ha riacceso la fiammella della speranza. (Nonostante accanto a me la signora coi leggins leopardati e le cuffie da calciatore professionista riuscisse a guardare lo smartphone andando a un ritmo più veloce del mio!).

Dopo quella corsa ne sono seguite altre, sempre a due giorni di distanza, come da prescrizione di Paolo. Il ritmo aumentava: prima a 6’30”, poi 6′, poi 5’50”, poi 5’40”, fino a oggi, quando dopo tre mesi sono tornato a correre su strada. 5’25”! Si, lo so, la strada è lunga, ma credetemi che ripartire quasi da zero è una fatica disumana, per un cinquantenne!

In questi ultimi giorni, quando mi chiedevano se avessi deciso di non partecipare, visto il mio scarso stato di forma, rispondevo che in realtà ero più in forma di anno scorso. Mentalmente, soprattutto. Ma anche fisicamente. Sono due chili in meno di un anno fa, la mia massa grassa è diminuita e le gambe e i glutei sono usciti molto rafforzati dalle sessioni in palestra. “Si, va beh, ma mica ce la fai…” era il commento del 90% delle persone. Qualcuno (un altro 6%, a cazzotto) mi diceva che comunque ci potevo riprovare l’anno successivo. Un altro 3% (al netto dei decimali) mi consigliava le cose alternative da vedere a New York invece di correre la Maratona. Rimane quindi un misero 1%. E secondo voi non è sufficiente per credere in una missione (im)possibile?

D’altronde, come diceva John Belushi, è quando il gioco si fa duro che i duri cominciano a giocare!

(Se volete lasciarmi un vostro incoraggiamento, questo è il momento giusto, ne ho un gran bisogno!!)

 

 

4 pensieri riguardo “Mission (im)possible

  1. Dai Matteooooo sono.piu che sicura che ce la farai…..e anche benissimo!!!!!!! In bocca al lupo e insisti sulle gambe e sulla testa…..😀😀😀😀😀

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  2. La forza di volonta’ e la motivazione mi sembra forte …quindi forza forza vai avanti ….e ovunque arriverai sara’ un passo in piu’😊🤗💪✌

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  3. …Oltre la forza, la virtù di saper essere grandi…..
    ti serviranno entrambe forza e virtù, ma ce la farai. … ti aspettiamo nella grande mela.

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