C’è da rompere un tabù, e tanto vale farlo nel modo più semplice possibile: parlandone. Ho sofferto di depressione e attacchi di panico dal 1990. Quasi trentanni, già. La prima volta mi presero durante una spensierata camminata domenicale, in quel di Pesciola, appena fuori Vicchio. Da lì, sarebbe cambiato praticamente tutto. Un anno fa prendevo ancora 100 gocce di psicofarmaci al giorno. Benzodiazepine, paroxetina, SSRI. Xanax, Daparox, Cipralex. Tutto sotto stretto controllo medico, ca va sans dire. Oggi sono a 40 gocce, e il Daparox è solo un ricordo. Il processo di scalaggio è lungo e ogni tanto qualche passaggio a vuoto c’è ancora, ma sta procedendo. Se leggete un “bugiardino” di uno psicofarmaco vi troverete una lista infinita di effetti collaterali. Purtroppo, molti sono veri.
Non voglio angustiarvi con i miei ricordi dei periodi più bui e disperati, non c’è motivo, anche perché ognuno di voi avrà purtroppo avuto modo di imbattersi in situazioni simili, visto che sembra da una ricerca che gli italiani che assumono psicofarmaci siano circa undici milioni…
Voglio invece ringraziarvi, perché una delle terapie che più mi hanno aiutato ad uscire da questo “buco nero” è stata proprio la scrittura. E senza un pubblico, sarebbe rimasta una terapia riuscita a metà. Ne ho trovate anche altre. Cucinare, ad esempio, ma anche recitare, stare all’aria aperta, leggere. E soprattutto correre, come avrete visto in questo blog.
Ho avuto la fortuna di incontrare due professioniste di assoluto valore, soprattutto umano, come Elisabetta e Simona, che mi hanno accompagnato nei passaggi più difficili, e soprattutto la fortuna di avere avuto accanto compagne meravigliose, che mi hanno accettato, confortato, spronato e senza le quali non sarei dove sono. Ho rotto amicizie, perso relazioni, chiuso porte, rovinato rapporti, e spesso mi sono ritrovato da solo, artefice primo della mia solitudine. Sempre ho avuto la fortuna di trovare qualcuno che non mi lasciasse andare alla deriva, sostenendomi con il suo amore. E’ veramente poca cosa il grazie che ogni mattina riservo ad ognuna di queste persone.
Qualcuno di voi si sarà spesso chiesto per quali motivi voglio correre la Maratona di New York. Ecco, uno di questi è proprio per dare un messaggio a chi come me ha sofferto o soffre di depressione e attacchi di panico.
“Si può fare, nonostante tutto!”