Oops… I did it again!

Si, ce l’ho fatta!

Ma per raccontarvi di questa esperienza incredibilmente unica ho bisogno di qualche giorno per far sedimentare tutte le emozioni…

Me lo concedete?

I love u too!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Tips & Tricks. NYC – 1/2

IMG_20181103_190809_resized_20181103_092945332Eccoci, è arrivato il momento di andare a letto. Voi ci sarete già da un pezzo visto che in Italia sono le due di notte! Mirko è fermo a letto per un attacco di febbre e noi andiamo a farci un pieno di carboidrati da Pasta’s Lovers per domattina. Prima facciamo un salto al Top of the Rock per guardarci New York dall’alto. Mentre andiamo verso il ristorante respiriamo l’atmosfera della città che cresce per l’evento di domattina, ma anche per il periodo così intenso che i “newyorkiani” stanno vivendo. Ieri c’è stato il Christmas Kickoff, letteralmente il calcio d’inizio del Natale e le vetrine e le strade stanno cominciando a riempirsi di addobbi natalizi, nonostante coi 20 gradi di oggi qualcuno girasse ancora in infradito! E poi ci sono le Midterms Elections, dove si eleggeranno 36 governatori sui 50 stati federali totali, oltre ai 435 deputati della Camera e a 35 su 100 del Senato. Insomma, non sono le presidenziali ma sono importanti!

Mentre aspetto di prendere sonno faccio un po’ di allenamento mentale, oltre ad aver già sistemato tutto il materiale per domattina (ah, la sveglia è alle 4,30…argh!). Proverò a trasformare in positivo tutti i lati deboli. Tipo questi:

1. E’ la mia prima maratona. –> Come dice la Serena, ognuno ha cominciato dalla prima, quindi tanto vale farla bella! E poi, comunque vada, sarà il mio record personale!

2. Non mi sono allenato abbastanza. –> A luglio nessuno avrebbe scommesso un euro sulla mia presenza qui, dopo i guai al menisco, per cui ogni allenamento fatto è un allenamento in più rispetto alle previsioni estive!

3. Sono ancora sovrappeso –> In realtà sono 12 chili meno di tre anni fa… Roma non è stata mica fatta in un giorno!

4. E se non ce la faccio? –> Ecchisenefrega! Pensa agli amici, a chi ha seguito il blog, a chi ti ha mandato un messaggio, a chi ti seguirà sulla app, a perché sei qui, a quanta passione ci hai messo… Don’t panic, run!!!

Ps. Questa sotto è una sciccheria! Il mitico Gruppo Vacanze Piemonte si è appostato al teatro davanti al nostro albergo in attesa dell’arrivo di Bruce Springsteen (è quello col giubboto grigio…). Fin qui niente di strano, onestamente. Solo che lo spazio dietro le transenne è rigorosamente riservato ai possessori del biglietto del concerto, e per lo spettacolo di ieri sera l’ultimo biglietto rimasto costava la bellezza di 3.341$!!!

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Ah, ovviamente sono riuscite a farsi fare un autografo… 😉

 

 

WTF! #NYC -1

moma

Siamo entrati nelle ultime 24 ore! WTF! Stanotte un bel sonno, e stamani al risveglio eravate tantissimi a seguire il blog (lo so, ve la sto menando, ma se non volete ricevere messaggi scrivetelo, non mi offendo!). Il vostro supporto è fondamentale, idealmente vi porto tutti con me, anche se ho un pettorale solo! WTF! Oggi cerchiamo di fare meno chilometri possibile, dopo l’indigestione di camminate degli ultimi due giorni… Solo ieri ne abbiamo fatti 24! WTF! E quindi un salto al MoMa, che è sempre un gran vedere. Con calma, con lentezza, che è sempre un gran viaggiare. Al 5* piano c’è il Gotha della pittura. Io mi sono perso tra Van Gogh, Magritte e Pollock. Poi mi sono ritrovato, e vi mando qualche foto… Nel pomeriggio si ricaricano un po’ le pile, ma voi state pronti… WTF!

 

Don’t panic. Run!

Lo so, vorresti essere a New York con me. Purtroppo non è stato possibile.

Allora seguimi cosi

1. Scarica la app TCS New York Marathon

2. Nella schermata iniziale seleziona Track Runners

3. Inserisci il mio pettorale 34468

Ricordati che parto alle 16.15 ora italiana, e che l’arrivo è previsto per le 20,30!

Enjoy! Don’t panic, run!

Breathe! #NYC -2

IMG-20181102-WA0010La sveglia suona presto, stamattina. Alle 6,30 già in piedi e alle 7,30 ci troviamo all’angolo tra la 5th Avenue e Central Park per la sgambatura di rifinitura con Fulvio. Un giro di 6km tra foto, corsa e incitamenti vari e poi tutti a colazione!

Devo dirvi che correre a Central Park, soprattutto nel periodo del foliage, è un’esperienza unica? Credo proprio di no… 😉

 

 

La giornata è calda ma il tempo è nuvoloso. Con Mirko e Serena si decide di dedicarsi alla cultura. Dopo una bella colazione all’americana, ci portiamo al Guggenheim. Costruito nel 1959 è ancora avanti di vent’anni… Complimenti, sir Lloyd Wright!

Lungo il Museum Mile (la più alta concentrazione di musei al mondo, sembra, per giunta di fianco a Central Park) ci spostiamo al MET, il Metropolitan. Dentro c’è un mondo. Io parto deciso per Vincent Van Gogh, il resto può attendere.

Beh, Van Gogh. Me lo sono trovato davanti (metaforicamente, eh) talmente spesso ultimamente che credo di essere io il fratello Theo a cui scriveva… E’ stato così presente negli ultimi mesi che gli ho pure quasi dedicato un racconto (il quasi è d’obbligo, non vorrei mi citasse dall’oltretomba per i diritti d’autore…). Come quale racconto? Non vi ho parlato di “Frammenti”? (Scusate, per il momento andate qui…)

La giornata dedicata alla cultura è stata assai soddisfacente, meglio rientrare alla base e dedicarsi ad un’escursione by night. Rockfeller Center, che ne dite?

Notte, a domani!

Rien ne va plus… #NYC-3

IMG-20181101-WA0026Arrivare a New York la notte di Halloween è un po’ come andare a Siena il giorno del Palio: un delirio! Però che bello passeggiare per Times Square a notte inoltrata osservando la fauna variegata travestita da ogni sfumatura di horror!

Ovviamente stamani salta la sgambata con Fulvio a Central Park (tranquilli, ci vado domattina…) e ci troviamo direttamente alle 10 per andare all’Expo a ritirare il pettorale. Già all’interno del Centro Congressi che guarda l’Hudson capisci che clima si respira in città per questo evento. Ci sono un’euforia e un’energia pazzeschi, decine di volontari sorridenti che urlano e suonano campanacci appena scoprono che è la tua prima NY Marathon!

La giornata è splendida, ci sono 16 gradi e il vento gelido della scorsa settimana è solo un ricordo. Ci godiamo una bella passeggiata sulla Highline, un esempio incredibile di riqualificazione architettonica con una ex ferrovia che diventa una passerella tra i grattacieli, attraversando il quartiere di Chelsea fino al White Museum di Renzo Piano. Una puntata al Chelsea Market, che una volta era un mattatoio e adesso ne mantiene l’atmosfera ma è una “food court” impressionante, poi ci spostiamo a sud, verso il World Trade Center.

L’ultima volta che c’ero stato era il 2008 e qui era tutto un cantiere. Adesso non si riconosce. C’è l’One WTC, un grattacielo di 104 piani e oltre 400m di altezza. Ci sono due suggestive vasche a due livelli con l’acqua che scende in maniera continua fino a sparire in un enorme buco centrale, con tutti i nomi delle vittime dell’11.9 stampigliati sui bordi. C’è un museo che è ospitato in una nuova costruzione che da vicino sembra abbastanza banale e incomprensibile, ma se ti allontani non è che un vivido ricordo di una torre che cadendo si scompone. C’è una bizzarra costruzione disegnata da Santiago Calatrava, e che hanno chiamato Oculus, che ospita il WTC Transportation Hub e che è due volte e mezzo più grande del Grand Central Terminal (che a me già sembrava enorme…). C’è tutta New York in questa piazza, con le sue contraddizioni e le sue incoerenze. C’è tutta New York. E ci sono anch’io. E guardi quelle vasche e pensi che a volte, d’improvviso, rien ne va plus

Tutto il resto è noia…

50ega
#vintage1968#

Ci siamo, si parte! Ho fatto il pieno di calore ed energia positiva domenica, festeggiando con gli amici i miei 50 anni e sono pronto!

Mentre aspetto l’aereo circondato dal mitico “Gruppo Vacanze Piemonte”, mi rimbalza in testa una domanda. Il che di per sé potrebbe anche essere interessante, se non che la domanda è “Ma in realtà cosa vado a fare a New York?”. Già, che ci vado a fare? Oltre alla Maratona, si intende. Vado a chiudere un cerchio, mi sono risposto. Un cerchio che non so neppure quando è stato cominciato ad essere disegnato. So solo che è aperto. E allora è bene chiuderlo.

Questo viaggio è iniziato a febbraio, forse, quando ho comprato il biglietto. O a dicembre dell’anno scorso, forse, quando ho deciso di partecipare. O due anni fa, forse, quando chiesi informazioni la prima volta. O cinque anni fa, forse, quando appena separato feci il primo chilometro di corsa e mi feci pure un selfie. O tredici anni fa, forse, quando capitai a New York per caso e vidi la maratona dal vivo e mi emozionai.

Questo viaggio è iniziato cinquant’anni fa, di sicuro. E il bello è che non è ancora finito. Però è come se ci fosse un prima e un dopo questo viaggio. Del prima ne ho fatto tesoro, del dopo ve lo dirò col tempo! Adesso è il momento di andare e di chiudere il cerchio. E niente sarà più come prima, ma un’evoluzione di quello che ero.

E per capire meglio la risposta che mi sono dato ho attinto ad una vecchia lettura (Avrò cura di te, di Gramellini e della Gamberale) che un’amica mi ha fatto tornare in mente nei giorni scorsi.

“Mi hanno sempre affascinato i maratoneti. Ogni loro corsa è un viaggio, durante il quale incontreranno culmini di onnipotenza e strapiombi di difficoltà. Per ogni maratoneta c’è sempre un chilometro di piombo in agguato. Quando i pensieri si appesantiscono assieme alle gambe e la mente si rifiuta di continuare a sopportare il dolore e vorrebbe soltanto fermarsi al bordo della strada. E’ al fondo di quel chilometro che si sceglie se arrendersi o avanzare.

La crisi non è ancora passata e nessuno in coscienza può dire se e quando finirà. Ma il maratoneta fa una scommessa con il proprio destino e decide di rinviare la resa di un altro metro, e poi di un altro ancora: finché le gambe ricominceranno a respirare un’aria più leggera. Tornato a casa, scoprirà di non essere più lo stesso. Quel chilometro di piombo lo ha trasformato. Gli ha insegnato a oltrepassare la paura e adesso nulla potrà più spaventarlo.

È di questo che andiamo in cerca nei nostri viaggi. Di una prova che ci consenta di comprendere meglio chi siamo e di dare valore a ciò che abbiamo. L’eroe combatte sempre per un obiettivo: tornare a casa. Potrebbe restarci fin dall’inizio, ma sa che non sarebbe la stessa storia. Se vuole amare la sua casa in maniera consapevole, deve prima lasciarla, dimenticarla, addirittura rinnegarla. Per poi iniziare a struggersi nel ricordo e, superata la prova della lontananza, decidere in piena libertà di farvi ritorno. Soltanto allora sarà in grado di apprezzare ciò che aveva già prima, ma non era in grado di comprendere.

Il tesoro che cerchi si trova sempre dove sei, ma come faresti a saperlo se non andassi a cercarlo da qualche altra parte?”

La maratona ti insegna che non occorre essere un grande uomo per fare una grande impresa. La maratona ti insegna che se vuoi, puoi. Tutto il resto, come direbbe il grande Califfo, è noia…

C’era un’aorta…

aorta-752x440…un Re! Diranno i miei piccoli lettori. No, non è un errore di grammatica. C’era un’aorta. Che per fortuna c’è ancora! Solo che è un po’ più ingrossata del normale!

Si, lo so. Sono andato troppo di corsa. Metaforicamente parlando. E’ che sono rimasto in stand by troppo tempo e vorrei recuperare il tempo perduto, anche se la fretta spesso è una cattiva consigliera…

E’ successo che mi hanno trovato un’ingrossamento dell’aorta. Ecografia, poi TAC, poi un paio di consulti cardiologici. Uno stop per ulteriori esami. Un test da sforzo al cicloergometro. E dopo un mese abbondante il responso: si può correre! L’operazione è rimandata. Certo che per un ipocondriaco come me è stato un mese abbastanza tosto, con questa spada di Damocle sulla testa, ma adesso è alle spalle. Nel frattempo è venuto fuori che ho dei noduli alla tiroide e che sono forme tumorali. Si tratta di capire con altri accertamenti se benigne o maligne. Nella peggiore delle ipotesi si opera anche se non dovrebbero esserci complicazioni ulteriori. Insomma, un periodo travagliato…

A questo ci aggiungerei un “travaglio” sentimentale che mi ha lasciato insonne per diverse notti e una contrattura al tibiale che mi ha tenuto fermo un’altra settiana e il quadro è completo!

Per fortuna ho avuto accanto amici veri e il peggio è alle spalle. E invece di stare qui a costruire alibi, ho pensato bene di trasformare tutto in energia positiva. La partenza è vicina, la forma sufficiente, il morale alto. L’obiettivo? Finire la maratona, fregandosene del tempo del cronometro e godersi i 42 km attraverso New York.

E chi se ne frega se a Marzo pensavo di correrla in 3 ore e 45. E chi se ne frega se in estate pensavo di poter stare comunque sotto le 4 ore. E chi se ne frega di tutta questa competitività. Il sogno è realizzare il sogno. E mettersi quella simbolica medaglia al collo. In Central Park. Nonostante tutto!

Nonostante tutto

psicofarmaci

C’è da rompere un tabù, e tanto vale farlo nel modo più semplice possibile: parlandone. Ho sofferto di depressione e attacchi di panico dal 1990. Quasi trentanni, già. La prima volta mi presero durante una spensierata camminata domenicale, in quel di Pesciola, appena fuori Vicchio. Da lì, sarebbe cambiato praticamente tutto. Un anno fa prendevo ancora 100 gocce di psicofarmaci al giorno. Benzodiazepine, paroxetina, SSRI. Xanax, Daparox, Cipralex. Tutto sotto stretto controllo medico, ca va sans dire. Oggi sono a 40 gocce, e il Daparox è solo un ricordo. Il processo di scalaggio è lungo e ogni tanto qualche passaggio a vuoto c’è ancora, ma sta procedendo. Se leggete un “bugiardino” di uno psicofarmaco vi troverete una lista infinita di effetti collaterali. Purtroppo, molti sono veri.

Non voglio angustiarvi con i miei ricordi dei periodi più bui e disperati, non c’è motivo, anche perché ognuno di voi avrà purtroppo avuto modo di imbattersi in situazioni simili, visto che sembra da una ricerca che gli italiani che assumono psicofarmaci siano circa undici milioni…

Voglio invece ringraziarvi, perché una delle terapie che più mi hanno aiutato ad uscire da questo “buco nero” è stata proprio la scrittura. E senza un pubblico, sarebbe rimasta una terapia riuscita a metà. Ne ho trovate anche altre. Cucinare, ad esempio, ma anche recitare, stare all’aria aperta, leggere. E soprattutto correre, come avrete visto in questo blog.

Ho avuto la fortuna di incontrare due professioniste di assoluto valore, soprattutto umano, come Elisabetta e Simona, che mi hanno accompagnato nei passaggi più difficili, e soprattutto la fortuna di avere avuto accanto compagne meravigliose, che mi hanno accettato, confortato, spronato e senza le quali non sarei dove sono. Ho rotto amicizie, perso relazioni, chiuso porte, rovinato rapporti, e spesso mi sono ritrovato da solo, artefice primo della mia solitudine. Sempre ho avuto la fortuna di trovare qualcuno che non mi lasciasse andare alla deriva, sostenendomi con il suo amore. E’ veramente poca cosa il grazie che ogni mattina riservo ad ognuna di queste persone.

Qualcuno di voi si sarà spesso chiesto per quali motivi voglio correre la Maratona di New York. Ecco, uno di questi è proprio per dare un messaggio a chi come me ha sofferto o soffre di depressione e attacchi di panico.

“Si può fare, nonostante tutto!”

Pacer And Love!

Ogni volta che finisce un ciclo se ne apre uno nuovo, a casa mia. Oggi, ad esempio, è finito il ciclo della riabilitazione. Con una bella sgambata “di là da Sieve”, in una tartufaia all’ombra e in un campo immenso di zucchine al solleone, a Pallone (per chi è di Borgo!). Quattro settimane intense che hanno dato i loro frutti. Oggi, idealmente, è cominciato un nuovo ciclo, e ho fissato il Training Holiday con Fulvio: una settimana all’Elba tra allenamenti (tanti) e mare (poco)!

E proprio dell’Elba è il mio ultimo ricordo di una corsa. La Mezza Maratona dove ho avuto l’onore di fare il pacer, quel personaggio buffo coi palloncini attaccati alla canotta che deve scandire il tempo per i concorrenti.

Fare il pacer è stata un’esperienza meravigliosa, ve lo dico subito. E anche una bella responsabilità, ad essere sinceri. Il mio compito era quello di tenere un ritmo costante di 5’27” al chilometro per finire la gara nel tempo di 1:55:00. Alla partenza ci aspetta subito una bella pioggerellina fitta che fa un tutt’uno col mare, ma anche una bella sorpresa: Valeria Straneo corre con noi! (O meglio lei corre, noi le arranchiamo dietro!). Valeria ha vinto l’argento ai Mondiali del 2013 e agli Europei del 2014, oltre a detenere il record italiano di maratona con 1:23:44. Tutto questo dopo essere che per una malattia ereditaria le hanno dovuto asportare la milza, giusto per rendersi conto di che atleta straordinaria sia…

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Valeria Straneo posa con un “bischero” prima della partenza!

Insieme a me a fare il ritmo ci sono Veronica e il compagno (suo, ovviamente…) Alessandro. Si parte dal lungomare di Marina di Campo, accompagnati dall’Inno nazionale e poi da Thunderstruck degli AC/DC. Il rischio è di mettersi a sprintare vista la botta di adrenalina! Dopo tre chilometri, il tempo di far assottigliare il plotone dei corridori, parte l’appello. Ci sono una decina di incoscienti che hanno deciso di darci fiducia, e ognuno sarà costretto ogni chilometro a ripetere il suo nome ad alta voce, giusta punizione per dei masochisti! Tutto procede bene fino alle prime salite che portano verso Cavoli. Qui decidiamo di dividere gli incoscienti in due gruppi. Chi vuole tenere costante il ritmo segue Veronica e Alessandro, chi opta per affrontare con calma la salita e recuperare lo svantaggio in discesa viene con me.

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Non vi fate ingannare, mi avevano dato una S!

Il piano funziona, e al giro di boa sopra la spiaggetta di Cavoli incrocio Veronica con il suo gruppetto, abbiamo un minuto circa di ritardo, niente che non sia recuperabile in discesa! Alessandro deve fermarsi, ha un risentimento ad un polpaccio e non vuole tirare; magari gli passa e ci riprende. Ci affida i suoi e ci rivedremo all’arrivo. La nuova salita, lenta e costante, gliela faccio fare ad un ritmo che è quello previsto, anche se a loro dico che stiamo andando piano (lo sapranno solo dopo il traguardo, se controlleranno il GPS, ma ormai sarà tardi per infamarmi!).

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Le tre ancelle superstiti agli ultimi metri di salita!

Ormai ci siamo, la salita è finita e siamo in perfetto orario. Consiglio di non buttarsi subito a razzobaleno ma di aspettare ancora un chilometro, per sciogliere i muscoli prima della discesa.

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Ci siamo! La salita è finita!

In lontananza vediamo il gruppetto di Veronica, la tentazione di andare a riprenderli è forte, ma il buon senso prevale. Frenare la mula, che poi ci sono ancora 4 km di pianura dopo la discesa e possono essere un trabocchetto. Quando manca un chilometro alla fine della discesa lancio le inconscienti, che non se lo fanno ripetere due volte. Adesso vedono l’obiettivo dell’ora e cinquantacinque raggiunto e vogliono provare a fare il tempo. Rimango solo. Mi godo il piacere di vederle andare e mi sento bene, con questo passo che non mi affatica. A due chilometri dal traguardo vedo Veronica a lato strada, vuole aspettare Alessandro, e le dico che non credo ci raggiungerà a breve. Dispiaciuta si rimette a correre ed entriamo nel centro di Marciana, con l’ultimo chilometro tra le case del paese. Ci diamo la mano e passiamo il traguardo insieme: 1:54:44, nemmeno in Svizzera! E qui succede la cosa più bella di tutta la corsa. Messa al collo la medaglia troviamo una decina di persone che ci aspettano e ci vogliono salutare. I masochisti! Ci abbracciano e ci ringraziano, per il passo e le risate, qualcuno perché non pensava di farcela e qualcuno perché ha migliorato il proprio tempo, qualcuno perché si è divertito e qualcuno perché non aveva voglia ma poi gli è venuta.

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Veronica taglia il traguardo accompagnando un “bischero”!

Oggi, di medaglie, ne ho ricevute undici!