Si, ce l’ho fatta!
Ma per raccontarvi di questa esperienza incredibilmente unica ho bisogno di qualche giorno per far sedimentare tutte le emozioni…
Me lo concedete?
I love u too!
Don't panic. Run!
Si, ce l’ho fatta!
Ma per raccontarvi di questa esperienza incredibilmente unica ho bisogno di qualche giorno per far sedimentare tutte le emozioni…
Me lo concedete?
I love u too!
Eccoci, è arrivato il momento di andare a letto. Voi ci sarete già da un pezzo visto che in Italia sono le due di notte! Mirko è fermo a letto per un attacco di febbre e noi andiamo a farci un pieno di carboidrati da Pasta’s Lovers per domattina. Prima facciamo un salto al Top of the Rock per guardarci New York dall’alto. Mentre andiamo verso il ristorante respiriamo l’atmosfera della città che cresce per l’evento di domattina, ma anche per il periodo così intenso che i “newyorkiani” stanno vivendo. Ieri c’è stato il Christmas Kickoff, letteralmente il calcio d’inizio del Natale e le vetrine e le strade stanno cominciando a riempirsi di addobbi natalizi, nonostante coi 20 gradi di oggi qualcuno girasse ancora in infradito! E poi ci sono le Midterms Elections, dove si eleggeranno 36 governatori sui 50 stati federali totali, oltre ai 435 deputati della Camera e a 35 su 100 del Senato. Insomma, non sono le presidenziali ma sono importanti!
Mentre aspetto di prendere sonno faccio un po’ di allenamento mentale, oltre ad aver già sistemato tutto il materiale per domattina (ah, la sveglia è alle 4,30…argh!). Proverò a trasformare in positivo tutti i lati deboli. Tipo questi:
1. E’ la mia prima maratona. –> Come dice la Serena, ognuno ha cominciato dalla prima, quindi tanto vale farla bella! E poi, comunque vada, sarà il mio record personale!
2. Non mi sono allenato abbastanza. –> A luglio nessuno avrebbe scommesso un euro sulla mia presenza qui, dopo i guai al menisco, per cui ogni allenamento fatto è un allenamento in più rispetto alle previsioni estive!
3. Sono ancora sovrappeso –> In realtà sono 12 chili meno di tre anni fa… Roma non è stata mica fatta in un giorno!
4. E se non ce la faccio? –> Ecchisenefrega! Pensa agli amici, a chi ha seguito il blog, a chi ti ha mandato un messaggio, a chi ti seguirà sulla app, a perché sei qui, a quanta passione ci hai messo… Don’t panic, run!!!
Ps. Questa sotto è una sciccheria! Il mitico Gruppo Vacanze Piemonte si è appostato al teatro davanti al nostro albergo in attesa dell’arrivo di Bruce Springsteen (è quello col giubboto grigio…). Fin qui niente di strano, onestamente. Solo che lo spazio dietro le transenne è rigorosamente riservato ai possessori del biglietto del concerto, e per lo spettacolo di ieri sera l’ultimo biglietto rimasto costava la bellezza di 3.341$!!!
Ah, ovviamente sono riuscite a farsi fare un autografo… 😉
Siamo entrati nelle ultime 24 ore! WTF! Stanotte un bel sonno, e stamani al risveglio eravate tantissimi a seguire il blog (lo so, ve la sto menando, ma se non volete ricevere messaggi scrivetelo, non mi offendo!). Il vostro supporto è fondamentale, idealmente vi porto tutti con me, anche se ho un pettorale solo! WTF! Oggi cerchiamo di fare meno chilometri possibile, dopo l’indigestione di camminate degli ultimi due giorni… Solo ieri ne abbiamo fatti 24! WTF! E quindi un salto al MoMa, che è sempre un gran vedere. Con calma, con lentezza, che è sempre un gran viaggiare. Al 5* piano c’è il Gotha della pittura. Io mi sono perso tra Van Gogh, Magritte e Pollock. Poi mi sono ritrovato, e vi mando qualche foto… Nel pomeriggio si ricaricano un po’ le pile, ma voi state pronti… WTF!
Lo so, vorresti essere a New York con me. Purtroppo non è stato possibile.
Allora seguimi cosi
1. Scarica la app TCS New York Marathon
2. Nella schermata iniziale seleziona Track Runners
3. Inserisci il mio pettorale 34468
Ricordati che parto alle 16.15 ora italiana, e che l’arrivo è previsto per le 20,30!
Enjoy! Don’t panic, run!
Ogni volta che finisce un ciclo se ne apre uno nuovo, a casa mia. Oggi, ad esempio, è finito il ciclo della riabilitazione. Con una bella sgambata “di là da Sieve”, in una tartufaia all’ombra e in un campo immenso di zucchine al solleone, a Pallone (per chi è di Borgo!). Quattro settimane intense che hanno dato i loro frutti. Oggi, idealmente, è cominciato un nuovo ciclo, e ho fissato il Training Holiday con Fulvio: una settimana all’Elba tra allenamenti (tanti) e mare (poco)!
E proprio dell’Elba è il mio ultimo ricordo di una corsa. La Mezza Maratona dove ho avuto l’onore di fare il pacer, quel personaggio buffo coi palloncini attaccati alla canotta che deve scandire il tempo per i concorrenti.
Fare il pacer è stata un’esperienza meravigliosa, ve lo dico subito. E anche una bella responsabilità, ad essere sinceri. Il mio compito era quello di tenere un ritmo costante di 5’27” al chilometro per finire la gara nel tempo di 1:55:00. Alla partenza ci aspetta subito una bella pioggerellina fitta che fa un tutt’uno col mare, ma anche una bella sorpresa: Valeria Straneo corre con noi! (O meglio lei corre, noi le arranchiamo dietro!). Valeria ha vinto l’argento ai Mondiali del 2013 e agli Europei del 2014, oltre a detenere il record italiano di maratona con 1:23:44. Tutto questo dopo essere che per una malattia ereditaria le hanno dovuto asportare la milza, giusto per rendersi conto di che atleta straordinaria sia…
Insieme a me a fare il ritmo ci sono Veronica e il compagno (suo, ovviamente…) Alessandro. Si parte dal lungomare di Marina di Campo, accompagnati dall’Inno nazionale e poi da Thunderstruck degli AC/DC. Il rischio è di mettersi a sprintare vista la botta di adrenalina! Dopo tre chilometri, il tempo di far assottigliare il plotone dei corridori, parte l’appello. Ci sono una decina di incoscienti che hanno deciso di darci fiducia, e ognuno sarà costretto ogni chilometro a ripetere il suo nome ad alta voce, giusta punizione per dei masochisti! Tutto procede bene fino alle prime salite che portano verso Cavoli. Qui decidiamo di dividere gli incoscienti in due gruppi. Chi vuole tenere costante il ritmo segue Veronica e Alessandro, chi opta per affrontare con calma la salita e recuperare lo svantaggio in discesa viene con me.
Il piano funziona, e al giro di boa sopra la spiaggetta di Cavoli incrocio Veronica con il suo gruppetto, abbiamo un minuto circa di ritardo, niente che non sia recuperabile in discesa! Alessandro deve fermarsi, ha un risentimento ad un polpaccio e non vuole tirare; magari gli passa e ci riprende. Ci affida i suoi e ci rivedremo all’arrivo. La nuova salita, lenta e costante, gliela faccio fare ad un ritmo che è quello previsto, anche se a loro dico che stiamo andando piano (lo sapranno solo dopo il traguardo, se controlleranno il GPS, ma ormai sarà tardi per infamarmi!).
Ormai ci siamo, la salita è finita e siamo in perfetto orario. Consiglio di non buttarsi subito a razzobaleno ma di aspettare ancora un chilometro, per sciogliere i muscoli prima della discesa.
In lontananza vediamo il gruppetto di Veronica, la tentazione di andare a riprenderli è forte, ma il buon senso prevale. Frenare la mula, che poi ci sono ancora 4 km di pianura dopo la discesa e possono essere un trabocchetto. Quando manca un chilometro alla fine della discesa lancio le inconscienti, che non se lo fanno ripetere due volte. Adesso vedono l’obiettivo dell’ora e cinquantacinque raggiunto e vogliono provare a fare il tempo. Rimango solo. Mi godo il piacere di vederle andare e mi sento bene, con questo passo che non mi affatica. A due chilometri dal traguardo vedo Veronica a lato strada, vuole aspettare Alessandro, e le dico che non credo ci raggiungerà a breve. Dispiaciuta si rimette a correre ed entriamo nel centro di Marciana, con l’ultimo chilometro tra le case del paese. Ci diamo la mano e passiamo il traguardo insieme: 1:54:44, nemmeno in Svizzera! E qui succede la cosa più bella di tutta la corsa. Messa al collo la medaglia troviamo una decina di persone che ci aspettano e ci vogliono salutare. I masochisti! Ci abbracciano e ci ringraziano, per il passo e le risate, qualcuno perché non pensava di farcela e qualcuno perché ha migliorato il proprio tempo, qualcuno perché si è divertito e qualcuno perché non aveva voglia ma poi gli è venuta.
Oggi, di medaglie, ne ho ricevute undici!
“Se vuoi creare un’azienda di giganti, assumi dei giganti. Se vuoi creare un’azienda di nani, circondati di nani”. Questo lo diceva David Ogilvy, il più grande esperto di marketing della comunicazione, diversi anni fa. Mi sono permesso di modificare lo slogan secondo le mie esigenze, e quando ho cominciato a correre in modo più continuo ho deciso che avevo bisogno di persone che mi affiancassero.
La prima volta che sono stato da Fulvio (come Fulvio chi? Andate qui…), la sua domanda inziale fu quale fosse il mio obiettivo. “Non farmi male”, gli risposi. A quasi cinquant’anni un infortunio può essere letale, sportivamente parlando. Tempi di recupero lunghi, problemi sul lavoro, calo delle motivazioni per ripartire. Insomma, meglio evitare, pensavo. Solo dopo questa premessa parlammo di obiettivi fatti di distanze, chilometri, velocità, frequenze e tutto il corollario di un runner. Uscito da lui mi resi conto che la seconda persona di cui avevo bisogno in questa mia avventura doveva essere una che si prendesse cura del mio corpo; non solo per ripararlo, ma per metterlo in condizione di rendere al meglio. Cercare Chiara Materassi (seguitela qui…), che avevo conosciuto qualche tempo prima, fu immediato!
Quando entri nel suo studio, a Vicchio, sulla sua porta trovi uno scritto che ti fa rimanere qualche secondo con la mano sulla maniglia, senza entrare. Recita così:
“Ci sono due tipi di medicina. Quella degli schiavi e quella degli uomini. Quella degli schiavi deve rimuovere rapidamente il sintomo perché possano tornare a lavorare. Quella per gli uomini libera cerca di capire il sintomo, il suo significato per la salute del corpo nella sua unità indivisibile, per giungere all’equilibrio di tutta la persona.”
E’ una frase di Platone, e ti fa riflettere su quanto spesso ci trattiamo noi stessi da schiavi, con la nostra ossessione di eliminare il più in fretta possibile il sintomo, senza capire, senza ascoltarci, solo per tornare ad essere efficienti, per tornare “a produrre”. Sono contento di aver varcato quella porta più volte, perché mi ha insegnato molto su come sono fatto, su come si comporta il mio corpo, su quanta relazione c’è tra lui e la mia mente. Senza il suo aiuto all’ultima GPRun non sarei stato in grado di capire per tempo i messaggi del mio polpaccio e mi sarei senz’altro infortunato (non ti ricordi? Prova qui…). Le devo molto. Mi ha curato da tanti acciacchi, da tanti piccoli e grandi problemi che il mettere alla prova il tuo fisico ti pone davanti. Ma la più grande cura è stata quella dell’insegnamento. Dei propri limiti, delle proprie possibilità, della differenza tra causa ed effetto, di dare tempo al tempo. Ci siamo scambiati libri bellissimi che parlano di tutto questo, come l’Atlante delle Emozioni o la Metamedicina, giusto per citarne due. Ci siamo sempre confrontati, entrambi concentrati sul come poter stare meglio in armonia con noi stessi. Per questo, quando ho bisogno di capire, vado da lei…
Aneddoto. Una sera, la ricordo bene era il primo giorno di primavera, le mandai una foto della mia gamba, dove compariva un oggetto non ben identificato, regalo del mio amato compagno Numa, un labrador nero dalle movenze di un cinghiale. Giocavamo su un pratone in cima a Monte Acuto, dove lo avevo portato ad esplorare il tracciato dell’Ultra Trail, in programma il mese successivo. Dall’euforia e dall’eccitazione Numa cominciò a correre come un forsennato, per fermarsi improvvisamente, alla velocità di un muflone che carica, proprio contro il mio stinco. Mi chiese, incredula, se la versione raccontata fosse frutto della mia fantasia, poi mi consigliò di mettere subito del ghiaccio e di passare da lei al più presto. Dopo le prime cure di emergenza Chiara ci ha lavorato sopra per mesi per riportare tutto alla sua funzionalità originaria. Non avete idea di quanto un proiettile nero lanciato alla massima velocità contro di voi possa procurarvi questi danni! Manipolazioni, pomate, impacchi, poi ecografie ed infine l’aspirazione. E ancora massaggi, drenaggi e postumi vari. Ci sono voluti nove mesi perché gli effetti collaterali di quella testa venissero riportati alla normalità, anche perché di fermarsi non ne volevo sentire parlare! Tranquilli, comunque, Numa sta benissimo…
“Se vuoi creare un’azienda di giganti, assumi dei giganti. Se vuoi creare un’azienda di nani, circondati di nani”. Questo lo diceva David Ogilvy, il più grande esperto di marketing della comunicazione diversi anni fa. Mi sono permesso di modificare lo slogan secondo le mie esigenze, e quando ho cominciato a correre in modo più continuo ho deciso che avevo bisogno di persone che mi affiancassero.
Per prima cosa ho scelto un allenatore. E ho scelto Fulvio Massini. La prima volta che l’ho conosciuto ero alle Scuole Medie. Io giocavo come portiere nella squadra di pallamano di Borgo San Lorenzo, lui faceva il professore a Scarperia. Ci incontravamo spesso nei Campionati Studenteschi ed erano sempre partite vibranti. Eravamo due squadre molto forti all’epoca, tanto che alle superiori finimmo spesso alle Finali Nazionali, e i nostri derby erano in pratica lo scontro tra le due migliori formazioni toscane.
Fulvio era magro e pieno di riccioli, in panchina sembrava tarantolato e le sue urla rimbombavano in tutta la palestra. Le partite con Scarperia erano sempre durissime: noi eravamo più tecnici, loro atleticamente di una spanna sopra. Fulvio aveva portato le sue idee dell’atletica nello sport di squadra più completo, e i risultati si vedevano. Tecnicamente e tatticamente la pallamano era agli albori, ma dal punto di vista fisico loro facevano un lavoro esagerato. Quello che mi ricordo era che con Scarperia le partite non finivano mai. Neanche se ti prendevi un po’ di vantaggio ti potevi sentire al sicuro: fisico e grinta erano ormai stati imprintati da Fulvio nei ragazzi gialloblù!
Io ho continuato a giocare a pallamano, diversi dei ragazzi di Scarperia nel tempo sono diventati miei compagni di squadra. Fulvio lo persi di vista. Ho visto tanti altri allenatori e lo sono diventato a mia volta. Però di Fulvio ho sempre tenuto a mente i suoi principi: allenarsi sodo e non mollare mai!
Due anni fa mi sono imbattuto nel suo libro Andiamo a correre. Ero alle prime uscite e per me è stato da subito una “bibbia”. Da li a volerlo reincontrare e chiedergli di farmi da allenatore il passo è stato breve.
E’ cominciato un percorso fatto di consigli, aiuti, tabelle di allenamento. I risultati non hanno tardato ad arrivare e adesso siamo pronti alla Grande Sfida: New York!
Con Fulvio accanto, la Grande Mela fa meno paura!